Mercoledì 25 ottobre 2023 (ore 9.30, aula "Benedetto XVI"), si è svolta la Giornata di Studio Religioni e Media. Tra secolarizzazione e rivoluzione digitale, promossa dall’Associazione ISCOM con il Comitato “Giornalismo & Tradizioni religiose” e la collaborazione dell'Università.
Esponenti delle varie religioni e professionisti di settore hanno riflettuto sulla presenza delle molteplici tradizioni (Ebraismo, Islam, Cristianesimo, Induismo) nel mondo dell'informazione, in un contesto culturale e politico sempre più dinamico.
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LA GIORNATA IN PILLOLE
Non è logico e non è lecito attribuire alla fede un significato e un esito che non sia a favore della vita. Non è vero e non è lecito associare la verità alla violenza. Da questa convinzione è scaturito il comitato Giornalismo e tradizioni religiose, dalla necessità di permettere una conoscenza delle tradizioni religiose appunto, che oggi come sempre costituiscono la base culturale su cui poggiano le società in tutti i loro aspetti. Una comunicazione diffusa all’esterno dello specifico ambito proprio dei fedeli, capace di raggiungere larghi strati della pubblica opinione. Marta Brancatisano
Nel rispetto delle differenti culture e tradizioni religioni, l’informazione è chiamata a svolgere il proprio ruolo e funzione con severità, nel nome della verità sostanziale dei fatti da cui non possiamo prescindere. Specie in un momento come quello che stiamo vivendo, con i rischi della radicalizzazione e l’importanza del dialogo interreligioso. Tutto ciò dal punto di vista della deontologia professionale del giornalista, che deve peraltro affrontare la sfida dell’intelligenza artificiale senza esserne governato. Alessandra Costante Il rapporto fra religioni e media è un tema molto attuale. Le religioni nel XXI secolo sono inaspettatamente tornate alla ribalta. I media hanno una grande responsabilità, in una società sempre più multiculturale e multireligiosa, e dovrebbero aiutare la conoscenza dei vari fenomeni religiosi. Ariel Di Porto
Il desiderio delle religioni è di usare tutti i mezzi di comunicazione esistenti.I media del mondo moderno costituiscono un'opportunità e nello stesso tempo una minaccia. Opportunità alle quali le autorità religiose si sono interessate con la volontà di estendere la loro parola nello spazio pubblico. Minacce con l'inquietudine che i media finiscano per corrompere gli animi. L'assenza del controllo e la diffusione della laicità sono una preoccupazione per i religiosi. Abdellah Redouane
Nell’epoca della secolarizzazione e del progresso tecnologico è bene riflettere sul valore del sacro a livello personale, sociale e religioso e sull’importanza di mantenere vivo questo valore, in una società che spinge sempre più verso la materialità, attraverso un incontro proficuo tra religioni e informazione, sfruttando al meglio gli strumenti digitali oggi a disposizione. Conoscere ad esempio l’induismo, i suoi simboli, le pratiche, la molteplicità delle sue tradizioni richiede degli approfondimenti, che a volte sono penalizzati dalla fretta e dalla frenesia che il mondo della comunicazione impone. Svamini Hamsananda Ghiri
Spazi pubblici svuotati di Dio, diminuzione e scomparsa della pratica religiosa e la fede come una delle tante possibilità tra le altre, sono le tre accezioni di secolarizzazione per Charles Taylor. Questo universo religioso, in realtà, non è mai “tramontato” e continua ancor oggi, in modo inedito e tutto da esplorare, a stimolare nuove disponibilità spirituali e diverse forme di appartenenza religiosa. Queste voci profetiche, spesso fuori le mura, di una “Chiesa latente”, rappresentano una sfida a cui non ci si può sottrarre. Claudia Caneva
A prima vista i principi di libertà religiosa e libertà d’informazione sembrerebbero in contrasto o incompatibili tra loro, ma così non è: una piena libertà dell’individuo è data da una sana ed equilibrata applicazione di questi due principi. Non si è completamente liberi se non si può esprimere la propria religione, non si è davvero liberi se non si ha il diritto di esprimere la propria opinione e di ricevere corrette informazioni o di comunicare informazioni o idee senza ingerenze esterne. Davide Jona Falco
Il delicato equilibrio tra la libertà di espressione e la libertà di religione diventa particolarmente sensibile quando si affronta la satira religiosa o la critica teologica. Trovare un compromesso che rispetti entrambe le libertà richiede un costante dialogo e una profonda comprensione delle diverse sensibilità culturali e religiose. La chiave potrebbe risiedere nella promozione dell'educazione e dell'empatia reciproca, riconoscendo l'importanza di entrambe le libertà nella costruzione di una società democratica e inclusiva. Zouhir Louassini
La cultura occidentale, che tutela il diritto alla libertà, dovrebbe sostenere anche il diritto delle religioni di far conoscere in modo corretto la propria identità, e al contempo di conoscere le altre fedi anche attraverso l’idea di sacro quale comune denominatore. Peculiarità dell’induismo, come insegnano le sacre Scritture, è l’idea di sacralità dell’esistenza - tutto è considerato sacro, da ogni essere vivente a ogni granellino di sabbia, a ogni atomo - concetto che trova spiegazione in varie visioni filosofiche e teologiche. Superare, attraverso la giusta informazione, diffidenza e preconcetti è la via per far crescere il dialogo tra le religioni e rendere pacifica la convivenza in una società multireligiosa. Swamini Shuddhananda Ghiri
Oggi la tutela della libertà religiosa è alla base di una pacifica convivenza. Se il processo di secolarizzazione aveva per lungo tempo indotto a vedere nel fenomeno religioso un residuo del passato, la globalizzazione ha reso le comunità religiose tra i necessari protagonisti della costruzione di società multietniche e plurireligiose. Solo la libertà d’informazione è però in grado di assicurare quella reciproca conoscenza che costituisce il presupposto fondamentale di ogni dialogo interreligioso, fondato sul rispetto della persona umana. Paolo Cavana
Come raccontare in tv la cultura ebraica? L’importanza di narrare storia, tradizioni e “mondo ebraico” a un pubblico generalista. Puntata dopo puntata, la sfida di approfondire temi complessi, in modo diretto e comprensibile, adatto alla velocità e immediatezza del mezzo televisivo. L’interesse genuino del pubblico per l’ebraismo e per il punto di vista ebraico sui grandi temi contemporanei. Marco Di Porto
Anche i musulmani sono chiamati ad entrare in dialogo con il mondo. Tuttavia quando si parla di Islam occorre chiarire a quale Islam si fa riferimento. Va messo in luce la realtà plurale e complessa dell'Islam che entra in dialogo con il mondo, ponendo particolare attenzione ai fondamenti teologici del dialogo interreligioso nel libro sacro dei musulmani, il Corano. Non meno importante e oggetto di attenzione è il dialogo intra religioso. Mustafa Cenap Aydin
Esiste un modo religioso di raccontare una storia? Qualunque racconto riorganizza la realtà in maniera esemplare, concetto presente fin da Aristotele; risponde a un bisogno che l’uomo ha di trovare un senso nella sua vicenda, una direzione, un modo soddisfacente di vivere la sua vita; una luce che lo guidi. Analizzando la serialità internazionale, la struttura del racconto sta conoscendo negli ultimi vent’anni un mutamento senza precedenti, per la prima volta stabilendo una differenza tra un racconto strutturalmente, intrinsecamente religioso, quello classico, e uno che prescinde da Dio. Luca Manzi
“The Chosen” (dal 2017) ha riacceso negli ultimi anni l’attenzione sulla serialità di matrice religiosa. Al di là della freschezza narrativa e divulgativa della proposta, è interessante osservare come la serie statunitense si inserisca in verità all’interno di un filone da sempre rigoglioso e diversificato, cui l’industria culturale italiana ha offerto un contributo significativo: dalle proposte storico-culturali degli anni ’60-’70 alla Golden Age della serialità religiosa negli anni ’90-’00. Ma accanto a tale storytelling, è opportuno rilevare come la religione ritorni di frequente nella serialità contemporanea (come pure nel cinema) anche svuotata della sua complessità, utilizzata solo per i suoi codici simbolici o piegata in stereotipi piatti e problematici. Sergio Perugini
Con Abramo, la cultura ebraica diventa l'antitesi della cultura della torre di Babele, ponendosi come cultura della diversità e dell'alterità attraverso quel modello di orizzontalità che è la dialettica. È nella differenza delle lingue, posta come punto di premessa, che la cultura ebraica si fa luogo di incontro fra tradizioni diverse, caratterizzata dal multiterritorialismo e dal multilinguismo, conseguenza entrambi di una diaspora che ha permesso alla cultura ebraica di seminare, e di raccogliere frutti fecondi, allo stesso tempo, nel seno della cultura ellenistica, arabo-islamica, e infine di quella europea. Roberto Della Rocca
Dopo l’11 settembre niente è come prima. L’occidente scopre l’islam come un’entità e un nemico nascosto sotto il letto. Inizia un nuovo approccio all’islam da parte delle istituzioni e per la prima volta la gente comune richiede informazioni. Nasce un nuovo dizionario e lessico, anche se approssimativo. Improvvisamente nascono opinioni e si mescolano concetti ed identità. Il risultato ahimè è una nuova non conoscenza che porta ad un pregiudizio nazional-popolare strutturato su condanne, giudizi, etichette purtroppo da ambo le parti. Tutti contemporaneamente si sentono sotto accusa e sotto attacco. Ahmad Ejaz
È lungo il cammino della presenza cattolica sul web. Un arcipelago crescente di iniziative spontanee e istituzionali. Dai webmaster ai podcast sino all’intelligenza artificiale. Le sfide risiedono oggi in gran parte nella formazione. Ma qual è lo stile di presenza (anche dei cristiani) sui social media? Per abitare il continente digitale, in un tempo sinodale, con le direttrici dell’incontro e dell’ascolto. Mentre dalla Rete crescono le occasioni di incontro fra chi è impegnato, da cristiano, nella comunicazione digitale: testimoni, missionari digitali o influencer? Perché vanno riconosciuti anzitutto la vocazione e l’impegno verso l’annuncio. Fabio Bolzetta
La religione è parte del problema o è parte della soluzione? Sono risuonate nei giorni addietro le parole di Carlo Maria Martini sull'importanza di partecipare del dolore altrui: "Se ciascun popolo guarderà solo al proprio dolore, allora prevarrà sempre la ragione del risentimento, della rappresaglia, della vendetta”. Voce, dunque, e spazio alle persone di buona volontà per costruire quella che Giorgio La Pira chiamava “la pace dei figli di Abramo”. Una pace possibile, grazie alla politica, alla diplomazia. E grazie anche all'informazione. La guerra è una tragedia che il giornalismo ha il dovere di raccontare nella sua crudezza, al riparo dalle menzogne e dalla brutalità binaria dei social. Antonino Piccione
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