Mi chiamo don Jonathan Vala e attualmente sono viceparroco in una parrocchia dell'arcidiocesi di Sydney, in Australia. In questo ruolo, assisto il mio parroco nella cura dei vari bisogni ordinari e straordinari delle migliaia di anime affidate alle nostre cure, il che comporta la dispensazione dei sacramenti, l'accompagnamento delle famiglie nel loro percorso dalla nascita alla morte (e tutto il resto!), la catechesi, la predicazione e la direzione spirituale. Oltre a questo lavoro, però, ho anche l'onore di lavorare come cappellano di una scuola, come docente universitario e come cappellano di un grande ospedale.
Sebbene ognuno di questi compiti pastorali sia per me una grande gioia, sono profondamente consapevole che rappresentano anche una grande responsabilità. Molto è richiesto al sacerdote che, come mi sto rendendo conto, deve essere in qualche modo preparato a fare tutto! Se la sensibilità umana e pastorale è ovviamente necessaria, ho anche sperimentato le innumerevoli situazioni in cui il sacerdote deve essere pienamente consapevole della legge della Chiesa, conoscere a fondo gli insegnamenti della Chiesa in materia di teologia morale e dogmatica e conoscere le opere dei santi e dei Padri della Chiesa.
Sebbene non si possa mai essere completamente preparati alla grazia di partecipare al sacerdozio di Cristo, una solida base in queste qualità è fondamentale per essere di aiuto alla Chiesa e a tutti i fedeli. A tal fine, devo esprimere la mia gratitudine alla Pontificia Università della Santa Croce.
In Australia diciamo spesso che "the faith isn’t taught but caught" (la fede non si insegna ma si prende). Durante i miei studi teologici alla Pontificia Università della Santa Croce ho potuto "prendere" la fede in un modo particolarmente unico. Camminando ogni mattina per le strade di Roma fino al bellissimo edificio dell'Università vicino a Piazza Navona, ho incrociato innumerevoli santi, immagini e chiese. Anche l'edificio stesso dell'Università, da tempo utilizzato per la formazione teologica e annesso alla storica Basilica di Sant'Apollinare, dà allo studente un vero senso di "Romanitas".
Una volta in aula, ho vissuto tre anni meravigliosi di formazione teologica da parte di professori che non erano solo interessati a questioni teologiche di nicchia o a portare avanti le proprie idee, ma che erano veramente interessati a comunicare la fede della Chiesa, con una reale preoccupazione per la santità e la cattolicità dei loro studenti.
Anche nelle pause caffè, noi studenti di tutto il mondo abbiamo potuto discutere le varie questioni e idee sollevate in classe da diversi punti di vista, diversi contesti culturali e diverse esperienze di vita e di Chiesa. Questo mi ha aiutato molto ad ampliare i miei orizzonti intellettuali e pastorali, e, non di meno, di creare amicizie da tutto il mondo.
Sono in parrocchia solo da un anno, ma già non riesco a contare le volte in cui mi sono trovato a conversare con un parrocchiano, a seguire una lezione al liceo o al fianco di un cattolico morente in ospedale e ho ripensato a qualche lezione appresa alla Santa Croce: "Grazie a Dio per la Santa Croce, che mi ha preparato a portare la mia!".
A coloro che stanno prendendo in considerazione gli studi teologici presso la Pontificia Università della Santa Croce, posso condividere solo le parole di Nostro Signore ai suoi apostoli: “Duc in altum”, prendere il largo!
Jonathan Vala
Assistant Parish Priest of the Parishes on All Saints Liverpool and St Therese Sadleir-Miller
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