Blockchain & Common good
L’ultimo contributo della nostra Rubrica è, senza farlo apposta, una sintesi dei principali temi dei nostri appuntamenti precedenti. Vi anticipo, con un piccolo spoiler, che ci occuperemo un po’ più da vicino delle soluzioni innovative che la tecnologia blockchain offre per la governance di risorse comuni (common pool resources). Blockchain, governo (e quindi norme), bene comune: come vedete sono concetti ormai familiari!
Durante l’ultima lezione del corso di dottorato di Epistemologia presso la Luiss Guido Carli, il prof. Giacomo Sillari ha invitato ciascun studente a presentare un articolo alla classe. È stata un’esperienza molto interessante, ed anche un po’ emozionante, perché è stato uno dei primi “esperimenti” nella lunga gavetta per diventare, un giorno, prof. L’articolo che ho approfondito, e del quale voglio condividere con voi alcune idee, si intitola "Blockchain for the Governance of Common Good" (Philémon Poux, Primavera de Filippi e Simona Ramos). L’idea dell’articolo è la seguente – ed alquanto interessante: la blockchain come supporto alla governance delle risorse comuni, o common pool resources.
Vi ricorda qualcosa questo termine? Ne abbiamo parlato qualche settimana fa, a proposito del lavoro di Elinor Ostrom, prima economista donna a vincere il Premio Nobel in questa disciplina. Secondo la definizione dell'economista statunitense, i common pool resources sono sistemi di risorse naturali di cui beneficiano più attori, dove l'uso della risorsa da parte del singolo sottrae alla quantità disponibile anche agli altri.
Attraverso lo studio dei common pool resources di successo, Elinor individuava una serie di principi (design principles) che si possono ritrovare costantemente nei casi più virtuosi di gestione di questi sistemi. Tra questi principi, due sono particolarmente utili al nostro discorso: la presenza di (a) un sistema di monitoraggio e la presenza di (b) un sistema di sanzioni. Elinor scopre infatti che i più longevi tra questi sistemi, utilizzano un sistema di monitoraggio che prevede la presenza di monitors (che possono essere scelti tra gli utenti della risorsa, o figure esterne) con il compito di “gettare un occhio” allo stato della risorsa e al comportamento dei beneficiari della stessa. Tale sistema è affiancato da un sistema di sanzioni graduali (la cui entità dipende dalla gravità del comportamento e dal contesto in cui è avvenuto).
Vorrei richiamare la vostra attenzione su un elemento che non solo è molto interessante, ma che costituisce anche il focus del nostro ragionamento. I common pool resources sono sistemi decentralizzati in cui la cooperazione tra gli attori coinvolti è un elemento chiave. Come abbiamo visto nella nostra ultima Rubrica, la decentralizzazione è anche una peculiarità della tecnologia blockchain. Infatti, quest’ultima si basa su un network peer-to-peer, dove tutti gli attori coinvolti (i nodi, in gergo tecnico) si trovano sullo stesso piano. In entrambi questi casi, la decentralizzazione significa che non vi è un individuo/elemento che ha un peso maggiore di un altro. Sarà possibile che una tecnologia decentralizzata come la blockchain possa supportare nella gestione di un sistema decentralizzato come lo sono i common pool resources?
Ebbene si. La tecnologia blockchain può supportare nell’implementazione di un sistema di monitoraggio e sanzione decentralizzato così come auspicato dai common pool resources. In che modo? La blockchain altro non è che un record di informazioni, rese sicuro dall’utilizzo della crittografia. Ora, laddove un monitoraggio decentralizzato potrebbe rivelarsi problematico, poichè richiederebbe un elevato grado di trasparenza, e una potenziale violazione della privacy, un beneficio analogo potrebbe essere raggiunto in un sistema decentralizzato tramite la blockchain attraverso una verifica a posteriori. In tal modo, le informazioni non sarebbero di pubblico dominio, ma piuttosto accessibili in un secondo momento ad una terza parte. Per quanto riguarda invece l’implementazione di un sistema di sanzione decentralizzato, la blockchain (tramite i cosiddetti smart contracs) potrebbe rendere automatico il rispetto di determinate regole, secondo un sistema di automazione ex-ante. Un esempio di automazione ex-ante è la macchinetta del caffè. In questo caso, non è possibile eludere il rispetto del contratto poiché se non inserisco le monete la macchinetta non ci penserà due volte a non elargirmi il mio bicchiere di caffè.
Un esempio di tecnologia blockchain applicata ai beni comuni ci viene da una giovane donna, ingegnere e designer digitale. Si tratta di Provenance, una applicazione basata sulla blockchain che permette di tracciare la supply-chain di diversi tipi di risorse, dalla loro origine fino alla vendita. L’obiettivo di Provenance, come lo stesso nome evidenzia, è di incrementare la trasparenza delle supply-chain dei nostri mercati. In particolare, l’applicazione è stata utilizzata nell’ambito dei common pool resources, nel tracciamento del tonno in Indonesia. Per saperne di più, date un’occhiata al video che pubblichiamo qui:
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